Un importante evento negli ‘Racconti in Biblioteca’
Parliamo spesso di impermanenza, riferendoci soprattutto alle tante cose e alle relazioni che attraversano la nostra vita, ma tendiamo a rimuovere l’idea che la vita stessa è impermanente. A volte ce lo ricorda il lutto di una persona cara, una grave malattia o anche soltanto scoprire, guardandoci allo specchio, che buona parte del tempo a nostra disposizione è già trascorso.
“Dar vita ai giorni” è stato il titolo di un intenso, importante incontro tenuto nella Biblioteca di Merigar dalla Dott.ssa Anna Paola Pecci, e i giorni sul cui valore ci ha portato a riflettere sono quelli che concluderanno la nostra vita. Non dimentichiamo che anche gli insegnamenti sul Bardo ci dicono come lo stato mentale al momento del trapasso sia tra i fattori più importanti in grado di influenzare le fasi successive.
La Dott.ssa Pecci è la Responsabile dell’Unità Funzionale Cure Palliative dell’USL Toscana sud est ambito grossetano. È stata altre volte a Merigar, intervenendo insieme con Padre Guidalberto Bormolini nei seminari tenuti sulle problematiche del fine vita ed è stata lei ad assistere il nostro Maestro negli ultimi giorni della sua esistenza terrena.
Dobbiamo essere tutti consapevoli che se l’evento che ci porterà alla morte sarà una grave malattia, la nostra esistenza ne sarà fortemente condizionata e, nella realtà attuale, quasi certamente verremo coinvolti in un sistema di medicalizzazione, prezioso per alcuni aspetti, ma potenzialmente drammatico per altri.
Le cure palliative, spesso considerate come una specialità medica minore, sono state definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “…un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un’identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e di altre problematiche di natura fisica, psicologica, sociale e spirituale.” Chiunque abbia avuto l’esperienza di seguire un malato nelle ultime fasi della sua esistenza può comprende perfettamente l’importanza di questo. Ognuno può e deve domandarsi se, giunto alla fine della vita, preferisce protrarre la sofferenza di questa fase restando legato a una macchina con una mezza dozzina di tubi che entrano ed escono dal suo corpo o essere accompagnato a una fine dignitosa nel rispetto dei suoi bisogni emotivi e spirituali, nella sua casa, con una sedazione del dolore e la possibilità di separarsi consapevolmente dalle persone care.
Non è insensato porsi la domanda “di chi è la mia vita?” Cosa succede quando una malattia ci priva della nostra autonomia, quando il corpo comincia a cedere e diventiamo dipendenti da cure e curanti? Purtroppo la medicina si è focalizzata sempre più sulla lotta alle malattie piuttosto che sui complessi bisogni della persona malata. Se la malattia è terminale e non c’è più prospettiva di guarigione può succedere che il medico dimentichi che il suo primo compito non è strappare qualche giorno nel duello con la morte ma soprattutto quello di alleviare la sofferenza del malato. L’accanimento terapeutico è uno dei rischi a cui siamo esposti se non diventiamo consapevoli dei nostri diritti e delle alternative possibili.
A questo proposito è stata ricordata l’importanza di provvedere a stilare le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) previste dalla legge n. 219/17 della Repubblica Italiana, che ci offre la possibilità di scegliere in che modo morire e sottolinea il diritto a un’informazione dettagliata e non formale su ogni possibile intervento medico verso la nostra persona, disposizioni che tutti i sanitari o i familiari saranno obbligati a rispettare. Questo è ancora più importante per chi ha seguito una pratica spirituale che insegna come affrontare il momento in cui la coscienza dovrà lasciare il corpo. La spiritualità, componente peculiare della condizione umana, diventa particolarmente preziosa in quest’ultima fase della vita.
Anna Paola Pecci ha saputo trattare questi delicatissimi temi con molta chiarezza e leggerezza in modo da rendere comprensibile e accettabile quello che spesso la nostra mente tende a rifiutare. A conferma dell’interesse con cui l’incontro è stato seguito dai numerosi partecipanti, ci sono state molte domande e un sentito invito a tornare per approfondire questi argomenti. In particolare sono state richieste informazioni per scrivere correttamente le proprie DAT in modo che siano accurate e diventino vincolanti per tutti, e questo sarà il tema di un prossimo incontro.
Gino Vitiello