Arcidosso
Costruire ponti e creare connessioni: il MACO e il British Museum
The Mirror ultimamente ci ha chiesto di raccontare la nostra recente collaborazione con il gruppo ResearchSpace del British Museum e come potrà aiutarci a condividere la Collezione Namkhai con i membri alla nostra Comunità in tutto il mondo.
Introduzione
ResearchSpace (RS) è probabilmente il software più sofisticato per rilevare e mappare le intricate interdipendenze del patrimonio culturale mondiale. Include il primo motore di ricerca sviluppato in termini specifici per trovare e gestire risorse all’interno dei contesti museali, che adotta standard relativi ai linked open data[1] sviluppati dall’International Council of Museums (ICOM – UNESCO) e basati sul modello CIDOC-CRM.
[1] Linked open data: dati liberamente accessibili online e interpretabili da una macchina (dati grezzi) e collegabili ad 1 altri dello stesso tipo
Si può vedere un breve video di presentazione del software RS sulla nostra homepage: https://www.macomuseo.org/en-home
Piuttosto che catalogare semplicemente un manufatto, ResearchSpace permette di descrivere le relazioni tra oggetti, idee ed eventi all’interno del contesto culturale da cui provengono. In tal modo, RS migliora l’accessibilità al manufatto digitalizzati, mettendo a disposizione più percorsi pertinenti per il recupero delle risorse tramite le relazioni tra gli oggetti.

Virtualizzazione dell’installazione video a 360 gradi per la mostra Zhangzhung nella Sala della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale di Napoli © 2021 Collezione Namkhai / MACO
Contributi del MACO
Il British Museum per gestire la propria collezione, composta da oltre 5 milioni di oggetti, utilizza RS insieme a un efficace software gestionale delle collezioni (Collection Management System, CMS). Il sistema usato dal British Museum va ben oltre i bisogni e le disponibilità economiche di un piccolo museo come il MACO, così abbiamo proposto e finanziato l’adattamento di RS, il cui CMS è stato sostituito da un archivio digitale istituzionale di libero accesso chiamato FEDORA (Flexible Extensible Digital Object Repository Architecture). FEDORA è usato dallo Smithsonian Institute, dalla British Library e da molte università in tutto il mondo. (https://duraspace.org/fedora/about/)

Tara Bianca. Regalata a Chögyal Namkhai Norbu da Kyabjé Chatral Rinpoche, Sangye Dorje (CNN01082016). © 2021 collezione Namkhai / MACO
Nel corso della nostra collaborazione, il British Museum ha deciso di adottare il nostro adattamento come componente della futura edizione di RS. Per realizzare l’aggiornamento del proprio software, il BM ha investito una rilevante quantità delle proprie risorse finanziarie. Grazie al contributo del MACO, RS ora è pronto per diventare una piattaforma open source per connettere le collezioni di grandi e piccole istituzioni nel mondo che si occupano di patrimonio culturale.
Sebbene il MACO abbia ospitato due conferenze internazionali con workshop sulla preservazione culturale in ambito digitale (nel 2013 e 2016), tuttavia, non sarebbe stato possibile realizzare questo progetto senza la paziente guida di Tom Garnett, membro della comunità Dzogchen da lungo tempo, già bibliotecario dello Smithsonian Institute e direttore della Biodiversity Heritage Library (BHL). Ha fornito il suo contributo al progetto anche un altro bibliotecario in pensione dello Smithsonian, Thornton Staples, naturalmente oltre al direttore di ResearchSpace, Dominic Oldman.
1. Costruire ponti: costruire un ambiente collaborativo di ricercar con RS
Chögyal Namkhai Norbu nel 1988 guidò un intrepido gruppo di viaggiatori in una spedizione di 7.000 km sull’altopiano tibetano e lungo la Via della Seta, attraversando due deserti e scendendo nel secondo luogo più basso della Terra, la depressione di Turfan, per riscoprire Kyunglung Ngüka, “Il palazzo d’argento della valle di Garuda”, a sudovest del monte Kailash, che Rinpoche riconobbe come l’ultima capitale dell’antico regno di Zhangzhung.

Chögyal Namkhai Norbu mentre attraversa il ponte che porta a Khyung Lung dNgul mKhar. © 2021 collezione Namkhai / MACO
Nel 2016, un gruppo di monaci Bon-po del monastero di Gurugyam vicino a Kyunglung, e sede del maestro Bon-po e medico tradizionale Jigmed Namkhai Dorje, scoprì un’antica tomba e contattò archeologi cinesi, coordinati da una squadra dell’Università di Sichuan guidata dal Prof. Huo Wei, decano della Scuola di Storia e Cultura dell’omonima università.
La tomba conteneva frammenti di seta e il secondo più antico esemplare di tè mai scoperto, risalente al secondo secolo. La scoperta fornì la prima prova concreta che un ramo della Via della Seta passava attraverso l’altopiano tibetano dal secondo secolo e confermò l’affermazione di Rinpoche riguardo all’importanza di Zhangzhung come centro culturale e commerciale.
Per chi fosse interessato a saperne di più sulle scoperte di Gurugyam:

Stupa vicino al monastero Gurugyam, Provincia di Ngari, Tibet. 1988 © 2021 collezione Namkhai / MACO
Ispirati dalla storica spedizione di Rinpoche e dalle recenti scoperte degli archeologi cinesi nel sito di Gurugyam, abbiamo iniziato a progettare una mostra sulla relazione finora inesplorata tra le origini della cultura tibetana nello Zhangzhung e il movimento di individui, idee e commerci lungo la Via della Seta.
Fasi del progetto
Incontrammo il Prof. Huo Wei a Chengdu nel 2016, ed è iniziato tra noi un confronto sulla pianificazione dell’esposizione, che esplora la storia delle scoperte archeologiche italiane e cinesi nello Zhangzhung e che sarà realizzata in collaborazione con il Museo dell’Università di Sichuan.
Nel 2017 Rinpoche invitò il Prof. Huo a Tenerife e in quell’occasione fu firmato un memorandum d’intesa che formalizzò la collaborazione tra il MACO e il Museo dell’Università di Sichuan. Un’intervista con il Prof. Huo è disponibile al link.
Nel 2018 il progetto è stato ampliato e include ora il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) grazie a un successivo memorandum firmato a Chengdu dal direttore del MANN, Dr. Paolo Giulerini.
In virtù dell’altissima considerazione per le ricerche di Rinpoche a proposito dello Zhangzhung, un crescente numero di archeologi, tibetologi, antropologi ed esperti di media cinesi, italiani, olandesi, australiani e statunitensi si sono dimostrati desiderosi di collaborare con noi all’iniziativa. Sul nostro canale YouTube sono disponibili brevi interviste a studiosi di rilievo riguardo all’importanza delle ricerche di Rinpoche sullo Zhangzhung:
ResearchSpace nella pianificazione di un simile progetto internazionale garantisce il vantaggio di essere stato progettato per divenire un ambiente virtuale in cui sviluppare collaborazioni. I nostri partner istituzionali e i curatori avranno l’opportunità di usare RS per condividere risorse e ricerche, così da congegnare l’esposizione trasformando il nostro archivio su RS da un “sito di scavo” in un “sito di costruzione” [An Archival Impulse. Foster 2004: 22].
2. Creare connessioni: Pellegrinaggio sulla Via della Seta
A partire dal 2018, iniziammo la pianificazione di un aggiornamento dell’esposizione permanente del piano terra del MACO, già ispirata dal pellegrinaggio di Rinpoche al monte Kailash nel 1988. Il progetto, intitolato Pellegrinaggio sulla Via della Seta, ha l’obiettivo di accrescere la prospettiva attraverso cui presentiamo al pubblico la Collezione Namkhai, oltrepassando l’Himalaya per posizionare la Collezione nel contesto del dialogo culturale tra Oriente ed Occidente.
Sul nostro canale YouTube è disponibile un’anteprima del video introduttivo legato al progetto:
Pellegrinaggio sulla Via della Seta, grazie alle testimonianze raccontate nei diari di viaggio di pellegrini, esploratori e viandanti, ripercorre la storia di tre rotte commerciali: la Via della Seta settentrionale, l’antica Via del Tè che attraversava il Tibet e la rotta marittima delle Spezie.

Una monaca butanese che compie la circumnavigazione del monte Kailash. 1988. © 2021 collezione Namkhai / MACO
Partendo dal diario di Xuanzang (602-664), pellegrino vissuto all’epoca della dinastia Tang, e attraverso il suo viaggio di 17 anni in India alla ricerca di testi buddhisti originali da portare con sé in Cina, mostriamo lo splendore dell’antica Bamiyan, del Gandhara, di Kizil, Khotan e dell’Oddiyana: grazie alle reliquie appartenute ai tesori che vi si conservavano scoperte dagli esploratori del “Grande Gioco”, studiosi come Aurel Stein e Giuseppe Tucci, che seguirono appunto il diario di Xuanzang per guidare le loro spedizioni.
Il tema della Via della Seta è un veicolo denso di narrazioni grazie alle quali si esplora la nostra eredità culturale in termini di scambi commerciali, tecnologici e di idee, e il ruolo rilevante che ebbe il Buddhismo nel plasmare la cultura asiatica.
Abbiamo deciso di dedicare i 45 installazioni del museo, fisiche e virtuali, all’esposizione e ResearchSpace aiuterà ad arricchire la nostra mostra per mezzo di collegamenti a risorse digitali, oltre a permettere di condividere link a beni di collezioni da altri musei. Codici QR saranno aggiunti alle opere in mostra e consentiranno ai visitatori di interrogare RS per ottenere informazioni e fonti ulteriori. Abbiamo anche sviluppato alcune lezioni indirizzate alle scolaresche, durante le quali si utilizzano codici QR per una caccia al tesoro all’interno del Museo.
3. Mappare Meditazione in Movimento
La nostra mostra sul mondo della danza sacra tibetana, “Meditazione in Movimento: Passi verso il Sublime” è stata ospitata per la prima volta ad Atene nel 2017, con la collaborazione della Comunità Dzogchen locale, in contemporanea con il Congresso Mondiale Di Ricerca Della Danza (UNESCO), al quale partecipò il nostro progetto Danze Gioiose Khaita. È stata la terza esposizione itinerante che abbiamo curato dopo le mostre sui dipinti del tempio Lukhang, in cui erano presenti immagini realizzate a Lhasa da Chögyal Namkhai Norbu nel 1981, allestita a Shanghai (2013) e Beijing (2014) con l’aiuto del Dr. Jakob Winkler, dell’Arch. Lorenzo Trucato per la Miralles Tagliabue EMBT, e della Comunità Dzogchen cinese.
Una versione ampliata di Meditazione in Movimento era stata programmata tra gli eventi inaugurali di Dzamling Gar nel 2018. Purtroppo, ancora non ha avuto luogo. Ciononostante, il programma pensato per Tenerife si è rivelato molto utile per l’esposizione a commemorazione di Rinpoche del 2019, installata al secondo piano del Museo.

Meditation in movimento: il mondo delle Danze segrete tibetane. Atene, 2017. © 2021 collezione Namkhai / MACO
Ogni allestimento di una stessa mostra è unico, poiché ciascuno presenta una serie di opportunità e di criticità da risolvere: il bisogno di documentare una mostra è quindi essenziale per la riuscita delle successive ripetizioni. Stranamente però, non ci sono strumenti o modelli per documentare tutti gli elementi che contribuiscono alla realizzazione di un’esposizione, così ogni istituzione culturale, curatore e progettista usa una vasta gamma di strumenti da Excel a SketchUp.
Uno dei primi requisiti per collaborare con il British Museum è stata la nostra richiesta che RS provvedesse a dotarci di uno strumento per documentare le esposizioni in uno spazio tridimensionale. La soluzione che ci è stata fornita consentirà di documentare le nostre mostre sia a scopo di preservare i materiali, sia per l’organizzazione di future esposizioni itineranti.
4. Ricollegare il sacro
Gli oggetti esposti all’interno di un ambiente museale sono spesso descritti senza considerare adeguatamente il contesto culturale nel e per il quale sono stati creati. All’interno dello spazio espositivo ciò è vero in modo specifico per gli oggetti considerati sacri.
Se l’obiettivo è mostrare al pubblico una collezione unica, ricca di oggetti rituali consacrati raccolti da un importante maestro Buddhista e condivisi per la prima volta nel loro complesso in un’istituzione culturale occidentale, tentare di spiegare cosa si intende per “arte sacra” assume poi un’importanza fondamentale.
Ancora oggi non siamo davvero riusciti a trovare un modo adeguato di ricostruire il sacro al MACO, nonostante i tesori della Collezione Namkhai siano esposti per mezzo di narrazioni architettoniche immersive e grazie a installazioni multimediali polisensoriali.

Thangka che raffigura del tutto il campo dell’accumulazione dei meriti secondo il Semde) © 2021 collezione Namkhai / MACO
Il primo oggetto artistico che sarà descritto con i criteri adottati da ResearchSpace sarà la straordinaria thangka di 2 x 3 metri che raffigura il nostro lignaggio della trasmissione Semde, oggi esposto nella Galleria 9. Questa rappresentazione esauriente, unificante e insieme ispiratrice della nostra eredità spirituale è l’ultima esposta nel Museo.
Con l’aiuto di ResearchSpace, e applicando come guida il principio dell’interdipendenza rappresentato dal nostro logo, cercheremo di integrare nuovamente il sacro nell’oggetto ristabilendo la relazione tra testo e immagine, unendo poemi, canzoni, biografie e citazioni tratte dai Tantra originali, per far sì che sia la thangka, in un certo senso, a manifestare il complesso linguaggio visuale proprio della sua iconografia.
Questo progetto ha beneficiato dei contributi di Robert Beer, autore, storico dell’arte e pittore di thangka, di Terese Bartholomew, curatrice in pensione della Avery Brundage Collection of Himalayan Art dell’Asian Art Museum di San Francisco, e di Adriano Clemente, traduttore e autore insieme a Rinpoche di “The Supreme Source: The Fundamental Tantra of the Dzogchen Semde Kunjyed Gyalpo” (Snow Lion, 1999). Ad Adriano e a Jim Valby, che hanno dedicato la loro vita a metterci a disposizione i testi e commenti del Semde, vanno i nostri ringraziamenti e apprezzamenti speciali. Nei confronti di Rinpoche, che ha trasmesso l’opportunità unica di mettere in pratica il Semde, non ci sono parole che possano manifestare la nostra gratitudine. Un aiuto è stato offerto anche da Élie Roux del BDRC (TBRC).
nota: Il logo del MACO, disegnato da Rinpoche, raffigura un mandala che rappresenta l’interdipendenza delle cinque tradizionali scienze comprese negli studi buddhisti, fiorite dalla scienza primordiale della pratica spirituale.
Conclusioni – Costruire il futuro
“and the future is long”
Chögyal Namkhai Norbu
Costituito grazie all’ispirazione, alla generosità e ai concreti sforzi di Rinpoche e dell’intera famiglia Namkhai, il MACO è il frutto di 40 anni di incessante collaborazione tra la Comunità Dzogchen di Merigar e il Comune di Arcidosso, anniversario che si celebra quest’anno.
Il MACO è una delle manifestazioni degli sforzi inesauribili e dell’infinita compassione del Maestro. Ospita gli oltre 5.000 oggetti della Collezione Namkhai, provenienti da varie parti dell’Asia, e il design del Museo cerca di riflettere i multiformi interessi nel campo della ricerca del Professor Namkhai, che ritroviamo in oltre 250 pubblicazioni.
Restituire
La rete internazionale di persone che Rinpoche, grazie a insegnamenti e viaggi, ha legato insieme e trasformato nel nostro Sangha, ha recato beneficio in molti modi alla città di Arcidosso, anche con il MACO. Dalla pianificazione alla costruzione del MACO, abbiamo costantemente sfruttato la buona volontà dei membri della Comunità di tutto il mondo, invitando volontari e numerosi tra architetti, ingegneri, studiosi e professionisti di ogni genere, perché contribuissero alla realizzazione del progetto con i loro saperi e talenti – offerti senza chiedere nulla in cambio.
Con i loro contributi e la dedizione a Rinpoche e grazie alla sua visione, quello che sarebbe potuto essere un piccolo museo contadino sulle colline toscane è divenuto meraviglioso, paragonabile soltanto a esposizioni che ci si aspetterebbe di trovare in una grande città metropolitana.

Samantabadra, di Drugu Choegyal Rinpoche
Diiento preparatorio per il Tempio della Grande Contemplazione, il Gonpa diMerigar. © 2021 collezione Namkhai / MACO
Senza dubbio possiamo e faremo molto di più, con l’aiuto di tutti, ma questo atto d’amore è un’espressione della gratitudine della nostra Comunità alla città di Arcidosso, che ha d’altra parte dimostrato altrettanto apprezzamento attraverso un continuo supporto.
Ciò è essenziale, perché il museo vive (o muore) in ragione della rilevanza che ha per la propria comunità, tramite i servizi che fornisce. Noi cerchiamo di farlo grazie ai programmi e alle visite riservate alle scuole locali. ResearchSpace ci aiuterà a rafforzare la relazione con le scuole e le istituzioni culturali locali, con nuovi e innovativi servizi, che includeranno opportunità di smart working nel settore del patrimonio e la promozione del turismo culturale tramite internet.
Il MACO è riuscito fino a oggi a supportare le proprie attività e a rimanere aperto al pubblico autonomamente, senza pesare sul budget di Merigar, grazie a oltre 766.000 euro di investimenti pubblici e privati dal 2013. Il 97% di questi fondi sono stati assegnati a progetti specifici e solo il 3% è andato a coprire le spese di stipendi e attività del MACO. Questa cifra non include l’affitto dei locali del MACO, né i costi di riscaldamento ed elettricità, che sono offerti dal Comune di Arcidosso, in cambio dei proventi della vendita dei biglietti.
Una delle conseguenze dell’epidemia di COVID che ha colpito Londra è stata il ritardo della consegna del software RS, prevista per novembre 2020 e posticipata a maggio 2021. Abbiamo fatto del nostro meglio per cercare di affrontare questo rinvio perché bastassero i fondi a disposizione, fotografando la Collezione Namkhai e digitalizzando le risorse, ma nel giugno 2021 la disponibilità economica sarà esaurita. Nonostante all’inizio dell’anno avessimo ricevuto rassicurazioni rispetto alla continuità dei contributi economici per il 2022 dall’Unione Buddhista Italiana, recenti cambiamenti, soprattutto di natura burocratica, purtroppo hanno reso improbabile il previsto supporto.
Come esempio conclusivo del modo in cui intendiamo utilizzare ResearchSpace, ci auguriamo di poter compensare in parte questa perdita di fondi offrendo alla nostra Comunità, ai Gar e ai Ling, l’opportunità di adottare virtualmente un oggetto della Collezione Namkhai. Le donazioni potranno essere elargite per l’esposizione di singoli manufatti o per intere mostre. In cambio dei vostri contributi, vi garantiremo l’accesso a RS, dove potrete seguire in tempo reale i nostri progressi, usufruendo delle risorse disponibili non appena saranno pubblicate online: mostre, video, immagini e oltre 25.000 libri e articoli in formato digitale riferiti alla Collezione. Come sempre, tutti i contributi economici destinati al MACO sono ricevuti e gestiti dalla nostra efficiente amministrazione a Merigar. Le informazioni legate a questo progetto saranno pubblicate su www.macomuseum.org e, come sempre, saranno comunicate attraverso la voce della Comunità, The Mirror.
Traduzione italiano da Luca Villa